Perché Anna Maria c’incanta

Ecco ampi stralci della terza relazione – Perché Anna Maria c’incanta – di Lucia Battistella e Cesare Reverdito, coniugi della diocesi di Milano

Cesare

Facciamo parte anche noi delle Equipes Notre-Dame, come Paolo e Anna Maria … tutto quello di cui possiamo parlare oggi è relativo alla nostra esperienza di Anna Maria, che anche noi abbiamo conosciuto attraverso il libro biografico e attraverso le lettere. Rifacendoci al titolo del Convegno, abbiamo scelto per il nostro intervento tre motivi per i quali siamo rimasti incantati dalla figura di Anna Maria.

Lucia

Il primo motivo è l’aver visto in Anna Maria una “donna eucaristica”. Per donna eucaristica intendiamo sia la sua caratteristica di spendersi, di dividersi come il pane eucaristico, sia la sua capacità di saper rendere grazie al Signore per i doni quotidianamente ricevuti. I nostri compiti familiari sono prioritari in ogni situazione: non c’è proroga, non c’è rinvio quando un figlio, specialmente se piccolo o in difficoltà, chiama; e quando i figli sono tanti, allora le necessità e gli appelli si moltiplicano. Sentiamo di poter condividere con voi questo punto, perché anche Anna Maria è vissuta così: figli, nonni, ospiti vari e improvvisi hanno costellato la sua vita e ogni volta sono state occasioni per spendersi per gli altri in modo eucaristico, Scriveva in una lettera a Paolo (il 25 gennaio 1960): «… occorre servire con maggiore generosità, non guardare a quanto si può e si potrebbe fare, ma quello che si fa, farlo con amore e principalmente aver fiducia nel Signore...».

Così anche noi cerchiamo ogni giorno di dedicarci ai figli (così diversi per età e problematiche), al lavoro, alla casa, rendendo in ogni cosa grazie a Dio Padre, perché la riconoscenza nei confronti di Dio ci aiuta a percepire la sua presenza accanto a noi nella quotidianità della nostra giornata. Così riusciamo meglio a dare un senso alle nostre azioni, a non disperderci negli innumerevoli compiti della giornata e soprattutto ci aiuta a “rendere sempre ragione della speranza che è in noi”. Ma come si può ringraziare quando un figlio sta molto male o quando il lavoro entra in crisi, quando la società stessa in cui viviamo sembra godere ad aumentarci le difficoltà quotidiane? Sembra paradossale, ma proprio in questi momenti, ancora recenti e attuali nella nostra vita familiare, abbiamo scoperto che c’è ancora spazio per una preghiera più intensa; abbiamo scoperto la forza di una famiglia che si stringe intorno al Signore e noi ci sentiamo custoditi dal suo amore.

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Il secondo motivo è l’aver visto in Anna Maria una donna che prega. Leggiamo infatti, ammirati, nel libro: «Anna Maria dedicava alla preghiera, alla meditazione, alla lettura spirituale, mediamente due ore al giorno». E ancora una testimonianza: «Come potesse seguire cinque figliole, ognuna con le sue esigenze, per lungo tempo l’anziana suocera, poi il vecchio padre e conciliare tutto ciò con gli impegni parrocchiali e soprattutto con la diuturna preghiera, lo studio, la lettura, la meditazione, è ancora per noi un mistero, che si spiega soltanto con la fede e la coscienza della presenza di Dio in lei».

Essere moglie e madre, marito e padre, è una duplice vocazione che spesso coinvolge anima e corpo. E se oltre a questo c’è un lavoro che porta fuori casa – per Anna Maria, la sua missione di carità verso il prossimo – allora sembra quasi impossibile trovare anche un quarto d’ora per la preghiera e la meditazione personale. Resta sempre la preghiera della famiglia e, quando la coppia è finalmente riunita, anche la preghiera in coppia. Ma si resta anche spesso affamati di momenti d’intimità col Signore… Per trovare tuttavia un equilibrio e non nascondere una pigrizia spirituale dietro il nostro ruolo di genitori, ci aiuta molto un metodo che Anna Maria conosceva bene, perché come noi anche lei e Paolo hanno fatto parte delle Equipe Notre-Dame. Le coppie che aderiscono a questo movimento si ritrovano mensilmente, insieme a un consigliere spirituale, al fine di potersi aiutare reciprocamente a vivere una vita pienamente cristiana, una vita che sia lode a Dio. Per fare questo condividono un metodo, una regola nella quale, tra le altre cose, sono invitate a fare un confronto mensile di coppia detto “dovere di sedersi”. Ponendosi sotto lo sguardo del Signore, in atteggiamento di preghiera, marito e moglie si confrontano, non solo sulle problematiche presenti nella propria coppia e nella famiglia, ma anche sul proprio personale rapporto col Signore e con gli altri. La preghiera di Anna Maria ci ricorda che è possibile però avere maggiori momenti d’intimità col Signore e ci aiuta a mantenere la vigilanza su questo aspetto, perché forse anche a noi verrà data un giorno la possibilità di una preghiera più lunga e frequente.

Il terzo motivo è l’aver visto in Anna Maria una donna coraggiosa. Leggiamo in una lettera di Anna Maria a Paolo (22 gennaio 1960): «… Pensando al nostro amore, i piccoli sacrifici di tutti i giorni non sono più sacrifici…». Nella vita, tutto può essere vissuto come rinuncia e sacrificio oppure come scelta consapevole che ad ogni bivio ogni strada ne esclude un’altra e che non tutte le strade portano alla stessa meta. Attraverso la lettura della sua biografia, si comprende che Anna Maria vedeva la vita come una via, un sentiero con dei bivi, nei quali si presentano delle scelte, a volte radicali.

Quando, dopo un anno di matrimonio ci siamo accorti di aspettare la nostra prima figlia, insieme abbiamo deciso che io avrei lasciato il mio lavoro nell’industria, una multinazionale nella quale ero assunta regolarmente con un ottimo stipendio e buone possibilità di carriera. Improvvisamente, dalle riunioni in ufficio e dai continui viaggi all’estero, mi sono trovata in una classe di liceo scientifico come insegnante precaria di matematica e fisica. Questa scelta, così stolta agli occhi del mondo, in realtà nel corso degli anni si è rivelata una scelta feconda e giusta e addirittura provvidenziale, perché svolgendo uno dei lavori più belli del mondo ho potuto seguire da vicino la crescita dei miei figli… Per prendere certe decisioni, ci vuole tuttavia coraggio, ma questo coraggio viene quando l’obiettivo è quello di compiere ogni volta la volontà del Signore: chiamandolo a condividere le nostre scelte di coppia, noi infatti non siamo mai soli, ma nella fatica del vivere quotidiano ci sentiamo addirittura sostenuti e accompagnati. È chiaro che la fatica non ci viene risparmiata, ma tutto acquista un senso e il peso di una salita ripida e difficile non ci spaventa più perché la meta è affascinante.

Cesare

In realtà c’è ancora un quarto motivo d’incanto, del quale volevamo parlare. La parola “incanto” non è esagerata: esprime bene il fascino che emana questa bella figura di sposa. Il libro della sua biografia e quelli delle sue lettere sono diventati compagni di viaggio per la nostra coppia; sono stati più volte ripresi, poiché quanto era stato vissuto nella famiglia di Anna Maria e Paolo è stato spesso fonte d’ispirazione e confronto per la nostra vita familiare. Anche noi siamo stati subito affascinati dal libro e volentieri l’abbiamo regalato ad amici e conoscenti e abbiamo spesso pregato l’intercessione di Anna Maria per le nostre difficoltà quotidiane… Per questo, anche se tutte queste cose noi non le abbiamo mai scritte e non le abbiamo mai raccolte in un libro, basta rileggerle perché ce ne ricordiamo, per sentirle immediatamente vicine, per riproporcele ancora una volta come rinnovati impegni di cammino. Il quarto motivo d’incanto è quindi la vicinanza di Anna Maria.

geiser-islanda-2014L’esempio di Anna Maria non ha bisogno di mediazioni, non ha bisogno di essere re-interpretato per poterlo adattare alla nostra vita familiare quotidiana. Il suo esempio si cala con immediatezza nella nostra vita di coppia e di famiglia. C’incanta quindi perché la sentiamo accanto a noi, perché ha attraversato i nostri stessi problemi e le stesse difficoltà. Ci parla con un linguaggio che conosciamo bene perché è quello della nostra vita quotidiana di famiglia. Il Signore sa quanto noi, coppie di sposi, abbiamo bisogno di essere aiutati nel nostro cammino familiare, per superare le varie difficoltà di rapporto, le difficoltà affettive, le difficoltà educative nei confronti dei figli: insomma, tutte quelle difficoltà che sono caratteristiche della nostra vocazione specifica di sposi.

E il Signore sa anche quanto sia grande il desiderio di poter vivere pienamente una vita evangelica e di poter realizzare la nostra vocazione alla santità nella vita matrimoniale. Per questo abbiamo bisogno di esempi, come quello di Anna Maria. Molte volte gli esempi di santità che la Chiesa ci propone sono difficili da adattare alla nostra quotidianità, nella quale c’è sempre un po’ troppo poca preghiera, c’è sempre troppo poco silenzio, troppo poca meditazione, troppo poca missionarietà, troppo poco eroismo; non ci sono miracoli e non c’è martirio, almeno nelle forme in cui ci vengono proposte. E a volte viene da pensare che occorra andare in terra di missione, passare più tempo in chiesa a pregare, fare più discepoli. La normale vita familiare a volte non ci sembra sufficientemente eroica per condurci a quella santità che dal Concilio Vaticano II in poi ci viene continuamente indicata come la nostra prima e fondamentale vocazione di sposi.