Lettere del terzo periodo

(Dal volume “Per condurci all’altare”)

NOTA: Paolo termina il servizio militare. Dopo un mese s’impiega a Milano e inizia a fare il “pendolare” settimanale (o quasi). Anna Maria, sempre in famiglia a Torino, si diploma “Interprete”. Data la relativa vicinanza, la corrispondenza ovviamente diminuisce.

18 ottobre 1960

Caro Paolo, mi spiace saperti solo a Milano; non soltanto perché non ci possiamo vedere e parlare, ma perché penso sia triste non poter rincasare la sera fra i propri cari e trovare un ambiente caldo ed affettuoso che riposi lo spirito dopo la fatica di una giornata di lavoro. That’s the way I feel (=Questo è ciò che io sento) Io non amo certo la solitudine: ho bisogno sempre di qualcuno con cui dividere le mie gioie o le mie preoccupazioni, cui raccontare i miei progetti, con cui discutere di tutto quel che capita attorno a me. Sarà così bello quando saremo insieme sempre e sarà anche molto bello essere a Milano.

Sono così felice! mi meraviglio quasi di me stessa (non della mia felicità, ma del fatto che riesco a rimanere calma e a far tutto serenamente – ufficio, esami imminenti, scolte – e con gioia; deve essere perché mi sento fisicamente proprio bene). Paolo, come è possibile che io possa esserlo sempre? Non è un po’ troppo?

[…] Stiamo tutti bene; siamo sempre tutti allegri ed andiamo d’accordo. Lo sai, Paolo, che tantissime scolte invidiano in un certo senso la mia famiglia, per quest’unità e quest’armonia quasi costante che ci tiene uniti. Penso che l’unità e la buona armonia familiare siano elementi indispensabili per permettere ai ragazzi di crescere equilibrati e senza troppi problemi, complessi, ecc… Tu mi capisci benissimo, perché hai avuto la stessa identica cosa nella tua famiglia. Speriamo che il Signore ci conceda di avere una famiglia come le nostre di ora, soprattutto una vera famiglia cristiana. Penso che dovremmo fin d’ora, tu ed io, pregare per la nostra famiglia futura.

9 novembre 1960

Mio carissimo Paolo,

finalmente questa sera posso stare un po’ con te. È solo mercoledì, eppure mi pare di non vederti da molto più tempo. Più ci conosciamo, più ci vogliamo bene, e maggiore diventa il desiderio di stare insieme, di discutere insieme i problemi che riguardano anche uno solo di noi due, di poter fare in comune tutto ciò che uno trova bello, perché così se ne prova gioia doppia. È un progredire meraviglioso e continuo, che culminerà nel matrimonio; culminerà per modo di dire, perché anche il matrimonio è una nuova partenza, di una nuova tappa. Sono felice, Paolo, e ti amo con tutta me stessa.

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29 gennaio 1961

Mi viene in mente in questo momento una frase che un padre disse alla figlia (entrambi a me sconosciuti): «Se mia figlia mi dicesse che il suo fidanzato le riposa veramente il cuore, non porrei ostacoli al suo matrimonio…». Un fidanzato che riposi il cuore: come è vera quest’ espressione. La vivo così profondamente in questo periodo della mia vita e voglio che così continui ad essere sempre. È un modo di spiegarti la mia felicità attuale; felicità che è letizia, serenità, pace, desiderio continuo di diventare migliore, di imparare il sacrificio per amore della nostra famiglia futura, per riuscire nella nostra vita a due ad essere “collaboratori” di Cristo nel senso più completo. Mi si stanno inumidendo gli occhi di emozione, al pensiero della missione meravigliosa che ci attende.

24 febbraio 1961

Chissà quale sarà la nostra Parrocchia a Milano? S Maria delle Grazie penso mi piacerebbe molto, ma forse è troppo lontana dalla Gavazzi. Comincio già a pensare alla nostra vita futura; son solo sogni, lo so, ma è così bello farli. Li faccio soprattutto per la strada, quando sono veramente sola – i passanti quasi non li vedo – Pensavo proprio oggi come sono fortunata a poter fare tutti i pomeriggi la mia passeggiata dalle 14.30 alle 15, sola coi miei pensieri, col fumo dei treni [la strada tra l’abitazione e l’ufficio comprendeva un cavalcavia ferroviario, ndr] con Superga sullo sfondo da una parte e le Alpi dall’altra, col cielo azzurro che mi fa sorridere e colla pioggia che ora mi annuncia la primavera.

26 febbraio 1961

Mio carissimo Paolo,

ti ho pensato molto, oggi, e ti ho sentito particolarmente vicino, sebbene una notevole distanza ci separi.

[…] vorrei tanto che tu ed io ed i nostri bambini vivessimo con l’abitudine alla semplicità ed anche con un pizzico di spirito di povertà; cercare di fare a meno del superfluo, quando sia possibile; fare volontariamente e di comune accordo delle rinunce; sono convinta che più si vive in spirito di semplicità, più ci si può avvicinare a Gesù e vivere integralmente i suoi comandamenti. Mi piacerebbe che tu meditassi questo punto (della semplicità) – con tuo comodo – e che poi mi scrivessi o mi dicessi a voce il tuo pensiero.

Questa sera, al mio ritorno a casa, avevo un così gran desiderio di te; mi son rimessa l’anello che per prudenza avevo lasciato a casa e l’ho baciato, quasi come se ti dessi un bacio. Non ero triste, no; ma come sarebbe stato bello poterci ritrovare dopo aver festeggiato separatamente questa giornata.

9 aprile 1961

La scorsa settimana è passata in un baleno, forse perché è stata di sei giorni solamente; ho cercato di seguire il consiglio che tu mi hai dato (circa la mia lingua e le mie risposte sgarbate) e credo di aver fatto abbastanza bene; sai, forse ciò mi è molto più facile durante tutta la settimana che quando siamo insieme, perché in tali occasioni mi viene un desiderio enorme di stare sola con te e quando vedo che ciò non è possibile mi innervosisco; da qui i risultati che tu sai… D’ora innanzi però non voglio più che ciò capiti; d’altra parte, tu sei a Torino per così poco tempo ed è tanto naturale oltreché giusto che sia i tuoi che i miei cari abbiano piacere di averti insieme.

Se mi darai sovente dei consigli, sarò molto contenta, poiché tu mi conosci bene e mi puoi molto aiutare; inoltre devo ammettere che seguo i tuoi consigli molto più volentieri e con maggiore slancio di quelli degli altri. Mentre negli altri casi lo faccio per un senso di dovere, nel nostro caso lo faccio per l’amore che ho per te.

26 luglio 1961

[…] Proprio questa mattina mentre dicevo il Rosario mi sono venute in mente le parole di Gesù: «Se due saranno riuniti nel mio nome, io sarò fra loro» e pensavo alla possibilità di realizzarle nel nostro Matrimonio, nella preghiera comune.

Voglio con tutta forza diventare meritevole di tutte le gioie che già mi vengono e mi verranno date da te: in particolare mi sto ora sforzando di essere docile. Penso che questa sia una virtù di cui la sposa non possa fare a meno; e non solo in rapporto alla vita coniugale, ma anche a quella spirituale individuale, nel senso che il Signore penetra più facilmente il cuore del docile che si lascia plasmare da Lui.

28 agosto 1961

La giornata che abbiamo trascorso ieri insieme mi ha fatto oggi meditare sul nostro amore; l’ho sentito più vivo, più profondo, più completo che mai (ad es, in questo momento l’intensità del sentimento mi fa lacrimare; eppure è tutta felicità). Sono stata a Messa questa sera e ho fatto la Comunione ringraziando in particolare il Signore per tutto quello che ci ha dato: e ci ha dato tanto, tanto, Paolo.

[…] Come si può vivere il momento contingente se non tenendo presente la nostra meta ultima di figli del Creatore? Qualche volta credo che anche noi due ci soffermiamo tanto su un nonnulla, ci preoccupiamo; la preoccupazione ci impedisce di pregare bene, di affidarci al Signore. Penso che dovremmo avere più fiducia nel Suo aiuto, nella Sua grazia e provvidenza. Una volta fatto del nostro meglio nel nostro lavoro, nella routine quotidiana ecc… il resto lo completerà Lui.

[…] Grazie di quanto e di come mi ami. Non so se io sono capace di sentimento altrettanto profondo, ma spero che tu possa conoscermi e aiutarmi a conoscere me stessa sempre di più. Sono certa che in fondo in fondo qualcosa troverai di buono.

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20 novembre 1961

Ho veramente deciso di orientare sempre più la mia vita di oggi in funzione di quella nostra futura, cercando praticamente di ridurre gli impegni per dedicarmi maggiormente a te e per prepararmi a diventare una buona moglie e spiritualmente di arricchirmi sempre più in modo da poter veramente portare un’anima viva nella nostra famiglia. Di conseguenza, affronterò una per volta le mie debolezze e cercherò di correggerle. Una volta avevamo stabilito un punto su cui esercitarci ogni settimana: per me sarebbe di grande aiuto se volessimo continuare. Ne parliamo domenica prossima?

2 gennaio 1962

Pensavo, domenica, durante la Messa al S. Cuore – mentre tu eri nella tua parrocchia – che ormai trovo cosa così naturale l’andare a Messa insieme, che sarà assai triste quando avremo dei bambini piccoli e saremo sempre costretti ad andare a due messe diverse; sarà anche quello un sacrificio che potremo offrire nella nostra Messa.

4 mesi ad oggi e siamo in viaggio di nozze! E un pensiero stupendo. Ultimi 4 mesi di vita da scapolo per te, di vita familiare per me: saranno mesi di preparativi intensi (che però non credo mi affaticheranno, lo sento) e gioiosi; ciò che soprattutto desidero, per te, per me e per la nostra unione futura è di prepararci bene spiritualmente, intensificando la preghiera, la frequenza ai Sacramenti ecc… Penso che in quest’ultimo periodo entrambi abbiamo un bisogno particolare della grazia divina e dovremmo fare il possibile per ottenerla.

28 febbraio 1962

Mio carissimo Paolo,

[…] Ogni volta che ti rivedo provo una gioia enorme a stare con te: così è stato anche sabato e domenica scorsi benché il tempo trascorso insieme sia stato piuttosto poco. Sono però convinta che questa felicità occorre conquistarla continuamente, soprattutto con la rinuncia a noi stessi, che – se lì per lì può parere un sacrificio – dà immancabilmente l’armonia e la serenità. Mi sto esercitando in casa (nello star zitta, non brontolare o far la nervosa); ma purtroppo è ben difficile che riesca a giungere fino alla sera senza avere ogni giorno qualche cosetta da rimproverarmi. Ho anche deciso di riposarmi sempre (non solo ora, ma anche nel futuro) perché la stanchezza è spesso la causa di tutto il mio nervosismo; e non dovrà mai capitare quando saremo sposati.

13 marzo 1962

Mio carissimo Paolo,

da due giorni sono così allegra! Più che allegra, dovrei dire che sprizzo felicità perché penso così sovente al nostro matrimonio già tanto vicino. La scorsa settimana abbiamo fatto molte cose importanti: le abbiamo fatte bene, con serietà e convinzione. È così bello non avere nessuna incertezza, timore, ecc…; in verità sento che il nostro amore è così saldo che non può non durare tutta la vita e non vedo l’ora che esso diventi anche “santo” come dice il Manzoni. Questa sera ho fatto il conto delle persone che dovrò invitare al ricevimento…

17 aprile 1962

Grazie per le giornate che abbiamo passato insieme a Milano. Ripensandoci durante il mio viaggio di ritorno, ne sono stata proprio soddisfatta. Spero soltanto che il tuo raffreddore non continui a darti troppo fastidio. […] Ti attendo dunque il giorno di Pasqua: non affaticarti troppo a causa della nostra casa; piuttosto lascia le cose da fare.

Ti abbraccio e ti bacio con amore.

la tua Anna Maria

 

Le lettere di Anna Maria fidanzata terminano così.

Le nozze saranno celebrate il 1° maggio 1962.