ALCUNI INTERVENTI DEI PARTECIPANTI

Fabio Carrara

Non possiamo tenere dentro di noi i sentimenti, quando il cuore è pieno. Perciò vi voglio comunicare quello che da un po’ di tempo sento dentro di me e che oggi mi impedisce di tapparmi la bocca… tra l’altro riguarda un aspetto che è anche simpatico, nel quale mi capita di imbattermi frequentemente nell’ultimo periodo: per vari motivi la vita mi sta facendo inginocchiare davanti a figure che provengono dal Piemonte, nel senso che noi brianzoli (mi considero tale anche se sono nato a Milano) con la nostra mentalità inquadrata, veniamo per così dire storditi dalle capacità di alcune persone che vengono da un pochino più a ovest, rispetto a noi, e che ci mostrano un modo di vivere completamente diverso da quello a cui noi siamo abituati.

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Da persone come queste a me è arrivata una luce che mi dice: «No, tu non hai capito proprio niente, non sai quali tesori ci siano dentro di noi, basta soltanto che tu apra il tuo cuore, apra gli occhi del cuore». Io dico grazie al Piemonte, per tanti motivi, e soprattutto grazie a Paolo, perché, sempre in questo cammino che stiamo facendo, lui è stato determinante… Paolo dice «ah, non ci sento bene», e invece ci sente benissimo, con questo suo tipico “understatement” piemontese, quest’ umiltà che è il primo gradino per arrivare ad essere veramente elevati, grandi. Lui parte da una condizione quasi di umiltà, quasi con una voce sommessa, però ti comunica un aspetto che magari senti solo quando vai ad ascoltare alcune omelie al venerdì santo, cioè che se siamo veramente cristiani, il primo aspetto che dovremmo proporre è che la morte e la risurrezione vanno viste come qualcosa di unito.

Si consideri la morte (a proposito, è stata bellissima la riflessione di questa mattina: quasi come si trattasse di un rapimento d’amore, per Maria). Se siamo cristiani, nel momento in cui passeremo a miglior vita dovremo essere felici e non tristi. Viviamo in una società in cui si tende a rimuovere la malattia, si tende a rimuovere la sofferenza, figurarsi la morte! Io dico, ma guardate l’esempio di Paolo, è lui l’esempio vivente. Prima di iniziare questo tipo di cammino, quando pensavo alla vecchiaia, alla morte, pensavo a qualcosa di assolutamente negativo. Paolo è uno scandalo (diceva infatti Gesù: «è necessario che accadano scandali») perché di fronte a questo aspetto, a una gioia grande, alla condivisione di una vita con Anna Maria, viene a parlarci con questa gioia che scaturisce da lui, che non si riesce a contenere. Questo è un esempio concreto.

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Se un cristiano arriva a dire: «Sono cristiano perché credo nella risurrezione, credo nella vita», lo può dimostrare solo con queste parole: «Ho vissuto la gioia nella vita, e adesso, invece di essere triste, sono nella gioia perché riesco a comunicarla a tutti». È una risurrezione.

Quale esempio più concreto ci può essere? Quale grazia ci può essere per me, umilmente, rispetto a un modello di cristiano come questo? Non so se avrò la grazia d’ispirarmi un domani – o se l’avrà mia moglie, se sarà lei a continuare la vita dopo di me – di poter dire: «Signore, tu ci hai dato una gioia grande nella nostra vita» e di fronte alla tristezza della morte, che sarà umanamente inevitabile, ci sarà però soprattutto la gioia della risurrezione, la felicità di poter dire: «La gioia del Signore è superiore a ogni altro aspetto, la vita vince sempre sulla morte». Per questo io ti dico grazie, Paolo; e lo dico, penso, anche a nome di tanti altri. 

Vittorio Zennari

Mi pare che come Associazione, dobbiamo pregare di più, pregare intensamente lo Spirito Santo perché illumini l’associazione in modo che capisca, anche con l’aiuto dell’Ufficio per le Cause dei Santi, che ha competenza ed esperienza, se è volontà del Signore che Anna Maria arrivi all’onore degli altari, per il bene nostro e di tutti.

Stella Pozzoli Nogherot

Facendo parte di questa associazione, ed essendo impegnata in questo cammino, sento che è importante diffondere la testimonianza di vita di Anna Maria. Io ho avuto la fortuna di conoscerla profondamente. Così, quando faccio le serate ai corsi fidanzati, spesso rispondo alle loro obiezioni portando l’esempio di Anna Maria, che ha avuto gli stessi loro problemi ma ha saputo impostare la sua vita in un certo modo.

È importante avere dei modelli; perciò io propongo sempre ai fidanzati il libro “Anna Maria”; qualcuno lo compra, ad altri lo regalo. E a tutti dico: «Prendetelo, vi servirà nella vita; leggetelo ogni tanto. Non è un Vangelo, ma è un vissuto del Vangelo. Vedrete come questa donna, nelle sue difficoltà, nelle sue preoccupazioni familiari, ha saputo vivere sempre con gioia, secondo il Vangelo ».

Paolo Marchisio

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Paolo a settembre 2016

Ringrazio Vittorio per l’esortazione alla preghiera. Certo, anch’io prego lo Spirito Santo, ma oltre alla preghiera credo necessaria l’azione. Quello che mi preme è far conoscere le cose, farle conoscere nella verità, nella realtà, affinché risulti evidente, e a nessuno sfugga, quanta grazia c’è in Anna Maria; una creatura così semplice, così umile, così “quotidiana”.

E una cosa desidero sottolineare: io personalmente non credo che sia corretto dire: se lo Spirito Santo vuole, così sarà. Lo Spirito Santo vuole la pace, suppongo; eppure ci sono sempre discordie e guerre: opere della nostra cattiveria, della nostra cupidigia… anche della nostra indifferenza e della nostra inerzia. Tutti i difetti nostri ci portano a degli sbagli.

Dobbiamo, sì, pregare. Ma non basta pregare. Il Signore non vuole che noi preghiamo e basta; vuole che lavoriamo anche, che lavoriamo per la verità, nella verità e con amore, nel rispetto per chi ci ha dato come padri, spirituali e non soltanto spirituali. Non vorrei che ci fosse una sorta di fatalismo, in certi accenti; in me non c’è certamente fatalismo.

Il Signore mi dà la vita, mi dà la forza, mi ha tenuto in vita dopo l’ictus tredici anni fa, mi ha tenuto in vita nonostante il capitombolo fatto con l’auto in montagna un anno fa… Io dico, non soltanto io, molti lo pensano e me l’hanno detto: mi ha tenuto in vita perché io continui a parlare di Anna Maria. Lo sento come un dovere, forse non il primo, perché il primo è badare alla mia famiglia; per quanto… forse quello è il secondo (ormai son tutti grandi), e il mio primo dovere è proprio parlare di Anna Maria! 

Ignazia Cici Marchisio

Ho molto imbarazzo. Io forse non sono la figlia che Mamma si aspettava, però sicuramente la Mamma (breve interruzione per la commozione) Mamma e Papà sicuramente mi hanno educato nel modo migliore per una figlia. Io mi sono sempre sentita molto amata da loro, non ho mai sentito nessunissima differenza a motivo del sangue [diverso]. Madre non è soltanto quella che ti mette al mondo. Genitore è quello che ti cresce, quello che quando tu hai bisogno, è lì, quello che è con te nel bene e nel male, che ti sorregge, che ti punisce mati accarezza.

Oggi si è parlato molto della Mamma, perché è la sua giornata; però vorrei dire anche grazie a Papà, perché… sicuramente la Mamma era una grande donna ed era santa, però ha avuto al fianco un marito veramente meraviglioso, come poche hanno. 

Paolo Marchisio

Prima si è accennato a quante ne ha combinate Ignazia. Però lei, pur sapendo che nel libro si racconta di lei, di com’era, continua a farlo leggere a destra e a manca. E io devo un ringraziamento a Ignazia perché mi ha perdonato; ha perdonato quel desiderio di rifiuto, quel desiderio di taglio netto, che ho avuto quando lei aveva diciassette anni e mezzo, e io andai dal giudice tutelare a chiedere che mi togliesse la patria potestà su di lei, perché non ne potevo più. Anna Maria no, non volle venire; e fu l’unica volta, nella vita, che non l’ebbi al fianco; mi disse: «No, Paolo. Ignazia è figlia nostra e dobbiamo amarla fino in fondo ». Beh, Ignazia mi ha perdonato, Basta.