Lettere del primo periodo

(Dal volume “Così si radicò l’amore”)

ΝΟΤΑ Anna Maria è in Francia, a St. Thiébaut, vicino a Nancy, per acquistare una maggior padronanza del francese. È ospite “alla pari” presso l’ottima famiglia Cournault con otto bambini tra gli 11 anni e gli 11 mesi. Vivono in un vecchio castello, parzialmente ristrutturato all’interno. Paolo è in Umbria, a Foligno, allievo ufficiale di Artiglieria da Montagna. A metà agosto finalmente ha dichiarato ad Anna Maria il suo amore in una lettera di 14 pagine.

19 agosto 1959

Carissimo Paolo,

finalmente ho ricevuto ieri verso sera la tua lettera tanto attesa; essendo occupata coi bambini, l’ho appena scorsa leggendo una parola qua e là, ma ho subito capito di che si trattava. Quindi ne ho rimandato la lettura alla sera. Oh, che ore di ansia e di felicità nello stesso tempo.

[…] Ti ringrazio infinitamente per la prova di fiducia datami confidandomi la tua vita passata; ma ti assicuro che, anche se la mia mano trema nello scrivere, ti offro il mio amore senza alcuna ombra di dubbio o incertezza.

13 Settembre 1959

Tutta la mia vita ha acquistato un nuovo e maggior significato: il tuo amore ha vivificato il mio spirito ed il mio cuore. E mi accorgo che anche le azioni più comuni, più umili vengono da me compiute con una nuova gioia, entusiasmo che non avevo mai provato prima d’ora. Quando, tutte le mattine, recito la preghiera della Scolta «Signore Gesù, che hai detto “siate pronti”, fammi la grazia di vivere questo comando col servizio di Te e del prossimo…» quel “siate pronti” ha per me ora tutto un nuovo significato. Penso cioè al nostro motto, tante volte ripetuto, in funzione delle nostre vite, che si sono avvicinate in questo momento e che se il Signore vorrà resteranno unite per tanto tempo.

22 settembre 1959

Ho finito or ora di rileggere per la terza volta la tua lettera del 18 giuntami stamani: ogni tua parola è penetrata nel mio cuore – le tue lettere sono tutte così affettuose e piene d’amore – e sono così felice, chiudo gli occhi e penso a te. Una volta pensavo che tu avessi un carattere molto complicato; forse certe tue prime lettere mi avevano indotta a crederlo; invece ora mi rendo conto che non è vero: le tue stesse lettere così semplici, chiare, palpitanti di vero affetto rispecchiano il tuo cuore. Trovo in te una fermezza che prima non conoscevo: ti vedo camminare sulla strada con la fronte alta, lo sguardo limpido e sereno, il cuore pieno di fede e Amore profondi, che danno significato alle tue azioni, alla tua vita. Paolo, sono felice che tu sia così voglio che tu resti sempre così.

 

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27 Settembre 1959

Carissimo Paolo,

eccomi a te. Ho terminato or ora di far fare delle capriole e degli acrobatismi sui letti ai miei marmocchi. Essendo domenica, si è cenato più presto del solito ed è rimasto così il tempo per i bambini di fare un po’ di “ballata” sui letti, in pigiama. Che risate matte: mi sono divertita quanto loro. Adesso sono le nove, tutti sono già a letto ed io ti posso scrivere tranquillamente.

[…] Mi dici nella tua ultima lettera che solo fra 11 mesi tornerai ad essere borghese ed allora potrai cominciare a costruirti una vita, Sì, è vero, ma non deve essere questo un motivo di rammarico: il fatto che tu allora avrai 27 anni non ti deve rattristare. Non è questa l’età più bella? il momento in cui, sviluppate appieno tutte le proprie facoltà, si può decidere con piena coscienza e sicurezza su quale sarà la propria vita? Non voglio neppure chiederti cosa farai, per ora; qualunque cosa tu farai sarà bene: te lo dico con tutta sincerità. Sarà ancora più bello: pensa, cominciare a costruire la nostra vita insieme, essere vicini già in tutti gli sforzi e forse le difficoltà che incontreremo mentre ci prepariamo.

Mentre tu finisci il servizio militare, io finisco la scuola. Poi anch’io avrò ancora tante cose da imparare, per sapere veramente tenere una casa, allevare dei bambini ecc… . Benché il genere di studi che faccio sia piuttosto per ragazze destinate a vivere un po’ staccate dalla famiglia, io amo molto la casa, la vita di famiglia, e ritengo che sia essenziale per la felicità di una famiglia che la donna sia presente nella casa e ad essa e alla sua famiglia vadano tutte o gran parte delle sue cure. Cosa ne pensi? Più volte mi è stato chiesto se desidero fare la hostess; ho sempre detto no; benché tale lavoro in sé non mi spiacerebbe, ritengo che esso sia inconciliabile con le mie aspirazioni di vita. Ti pare?

Comunque, qualunque possa essere la nostra vita, io sarò sempre felice: ti assicuro che da buona guida ho uno spirito di adattamento formidabile. E poi, la Provvidenza veglia su di noi e se noi invocheremo il Signore egli senz’altro ci illuminerà nelle nostre decisioni ed azioni.

1° ottobre 1959.

«Mio carissimo Paolo, […]. È più che naturale che tu pensi a come realizzare i nostri sogni; ma ti prego, cerca di non preoccuparti troppo: prega il Signore e abbi fiducia nella sua provvidenza: Egli ti illuminerà»..

5 ottobre 1959

Carissimo Paolo,

[…] Quando sei di malumore cerca di distrarti, di non pensare troppo o di pensare solo a cose belle oppure fa un buon esame di coscienza per cercare se c’è qualcosa all’origine del malumore. Più di una volta mi sono accorta di essere di malumore perché c’era qualcosa in fondo in fondo alla coscienza di cui avevo a rimproverarmi: allora cosa si fa? si chiede perdono al Signore e si promette di evitare quella data mancanza e di ripararvi. E se si cade ancora non bisogna scoraggiarsi: ogni giorno è fatto per ricominciare, così come ogni giorno alzandoci ci si lava la faccia. La misericordia del Signore è infinita.

11 ottobre 1959.

«Carissimo Paolo, […] la parola felicità non mi fa paura perché questo nostro amore è puro, giusto, santo; esso ci innalza verso Dio perché è attraverso esso che adempiamo la Sua volontà. Ti amo, non so dirti quanto».

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NOTA Dopo tre mesi di permanenza in Francia, Anna Maria rientra in famiglia, a Torino. Deve sostenere quasi subito alcuni esami del 2° anno del corso per Interpreti (lingue inglese e francese). Per l’inizio di novembre è previsto il “primo incontro da fidanzati” con Paolo.

26 ottobre 1959

[…] Sono felice di essere qui di nuovo con babbo, mamma, Gabriella e Pier Giorgio; per quanto ci si possa trovar bene in casa d’altri, non è mai come essere a casa propria, con la propria famiglia. Con i propri cari sovente non occorrono molti discorsi: bastano poche parole, un gesto, uno sguardo, un sorriso per capirsi e per dirsi tante cose. Si sta così bene insieme. Come ho voglia di averti vicino!

Sento un po’ la mancanza dei bambini: specialmente per il fatto di non poter più ridere, giocare con Christian, abbracciare e baciare Dominique sui piedini, sulle gambe, sulle braccia come facevo quando lo cambiavo ecc… Sono però ugualmente felice, direi più felice di quando ero a St. Thiébaut, se ciò è possibile.

18 novembre 1959

«Mio carissimo Paolo, […] È così bello stare qui a parlare con te: è proprio alla sera, nel silenzio, che ti sento maggiormente parlare al mio cuore. […] mi pare di amarti da molto, moltissimo tempo: è la certezza del nostro amore che mi fa pensare così; sì, esso è così reale, vivo, che ci tiene uniti pur essendo lontani. Questa mattina, scuola, ho pensato tanto a te. Non sgridarmi, non ero distratta; anzi ! C’era lezione di letteratura italiana […]. Ed è proprio pensando a te, al nostro amore, che sono riuscita a capire quelle belle liriche di Saba […]. Sono uscita da scuola con il cuore traboccante d’amore: come avrei voluto abbracciarti! e invece sono andata a fare una visitina a Gesù, nella chiesa di S. Filippo, che è proprio dietro alla mia scuola. Paolo, sono così felice!».

Mi paiono già quasi remoti i giorni di St. Thiébaut, il giorno in cui ricevetti il tuo letterone di 14 pagine, perché mi pare di amarti da molto, moltissimo tempo: è la certezza del nostro amore che mi fa pensare così: sì, esso è così reale, vivo, che ci tiene uniti pur essendo lontani.

22 novembre 1959

Mio tesoro, ho tanto desiderio di rivederti: mi consola il pensiero che un mese a domani tu sarai qui e che potremo trascorrere tante, tante ore assieme. Sono così felice di sapere che mi farai conoscere il tuo Papà e la tua Mamma: sarà così bello il poter aggiungere, alle tante cose che già ci uniscono, l’amore comune per i tuoi genitori. Sono infatti profondamente convinta che uno dei presupposti della felicità famigliare è che ognuno degli sposi porti affetto tenero e sincero per i genitori dell’altro. Come si potrebbe non amare coloro che rappresentano una delle cose più care al mondo per l’altro: se così non fosse, l’amore fra i due sposi non sarebbe perfetto (è possibile usare tale parola per specificare rapporti umani?). Questo è quanto io sento: certamente tu sarai della mia stessa opinione. Mi sembra già di amare il tuo Papà e la tua “Mammina”, pur non conoscendoli ancora.

29 novembre 1959

Mio carissimo Paolo,

la notizia che mi hai dato, della morte della vostra carissima amica Carla, mi ha molto rattristata. […] Ho pregato per Lei e per il suo Laurent. […] Deve essere una cosa tremenda; solo l’amore che mi unisce a te mi dà un’idea di quale sofferenza può causare il distacco di uno sposo da una sposa o viceversa.

[…] Ho molto meditato ieri e oggi: sulla vita, sul suo scopo. Quante volte vivo quasi senza pensare, diremmo per forza d’inerzia, presa nel giro delle occupazioni quotidiane, attaccata alle cose terrene; poi ogni tanto mi risveglio, mi vergogno di aver ricevuto tanto e dato così poco, di amare Gesù in modo così imperfetto. Ma quanto dura? E’ così difficile mantenersi in colloquio con Gesù.