Lettere del secondo periodo

(Dal volume “E crebbe, l’amore”)

NOTA: Anna Maria è sempre in famiglia, a Torino. Sta facendo l’ultimo anno della Scuola Interpreti. A Natale ha conosciuto i genitori e le sorelle di Paolo. Paolo ha ricevuto la nomina a Sottotenente ed è tornato a Foligno per completare la ferma, che allora era di 18 mesi.

13 gennaio 1960

Oggi è stata per me una giornata bellissima: dopo aver ricevuto le belle notizie, sono andata verso sera a far visita a Mammina e mi sono trattenuta con lei due ore, che sono però passate in un baleno. Paolo, anch’io, da oggi, chiamo i tuoi genitori “Mammina” e “Papà”: è molto più bello così Sei contento? […] Abbiamo parlato di tante cose, ma principalmente di te: è così bello ascoltare Mammina parlare di te – son sempre cose belle – e sentire come ti ama e come vi amate tutti l’un l’altro: quanto devo imparare da loro! Dobbiamo veramente essere grati al Signore per averci dato dei genitori come i nostri: il loro esempio ci sarà di guida sicura nella nostra vita coniugale. Oggi, parlando con Papà e Mammina, mi sentivo così felice: in loro ritrovo te; mi sembri così meno lontano. […]

Arrivederci, mio tesoro, ti stringo fra le mie braccia e ti bacio con grande amore. Buona notte, caro.

9 febbraio 1960

Paolo, sono proprio felice che tu venga a Torino il 28. Mancano meno di tre settimane […] Vorrei poter stare con te ogni momento della tua breve visita, eppure capisco che non sarebbe giusto, perché tu non devi trascurare né la tua famiglia né i tuoi amici.

Gli esami si avvicinano sempre più ed io, da vera incosciente, non ho ancora cominciato a prepararmi. Sabato sarà la volta degli scritti di francese (tema – composizione – traduzione). /…/

Oggi pomeriggio andrò senz’altro da mammina: è per me una gioia troppo grande il poter stare un po’ con lei, che rinuncerei volentieri a qualunque altra cosa. È così viva la tua presenza nel cuore dei tuoi genitori che ogni volta che vado da loro mi pare di sentirti più vicino; ne esco sempre felice. […]

Ciao, Paolo, tesoro mio grandissimo. Stringimi forte fra le tue braccia e tienimi per tanto tempo. Ti bacio. Buonanotte e Buona Via.

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13 febbraio 1960

Quasi ogni giorno faccio dei progetti: ci sono centinaia di cose che mi piacerebbe fare (es. leggere, studiare filosofia e psicologia, dipingere, ascoltare della bella musica, ricamare, prendere la patente di guida, occuparmi della casa e della cucina…) ma rimando sempre tutto al futuro, sempre però con la sicurezza che, anche se tardi, riuscirò a realizzare quel certo desiderio. E bello fantasticare. E pensare che se avremo una famiglia grande (come sarebbe mio desiderio. Speriamo che il Signore ci mandi tanti bambini; e se ce ne manderà, ci manderà anche i mezzi per mantenerli ed allevarli. È giusto pensare così oppure no?) rinuncerò a tutti i miei pallini, e con grandissima gioia, perché nulla potrà rendermi più felice che il vedere attorno alla nostra tavola tanti visetti sorridenti. Saranno tutti biondi?

2 marzo 1960

Paolo mio carissimo,

ho ricevuto la tua lettera di lunedì sera, che attendevo con vera ansietà, e ti ringrazio moltissimo. E arrivata oggi pomeriggio, mentre io ero a scuola, così l’ho potuta leggere solo ora.

Prima ti do un bacio, con il sorriso negli occhi; ora siediti qui vicino a me e parliamo tranquillamente della tua lettera e di domenica.

Mi spiace saperti triste, ma mi pare abbastanza logico che ti senta un po’ la coscienza sporca riguardo al broncio di domenica pomeriggio. Il perché non stiamo a ripeterlo. Però non facciamone una tragedia. Già riconosci di aver sbagliato: e questo è buona cosa. Ma fallo umilmente, chiedi perdono al Signore […]. Nessuno di noi è perfetto; altrimenti saremmo Dio. Possiamo però cercare di migliorarci: fa’ anche tu lo stesso proposito che ho fatto io questa mattina, primo giorno di Quaresima. In questi 40 giorni voglio cercare in modo speciale di essere gentile con babbo, mamma, Pier Giorgio e Gabriella; voglio cercare di portare sempre una nota gioiosa nella nostra casa ed essere elemento di armonia e di amore. Fa’ anche tu lo stesso proposito a Foligno: […] tutti e due lavoreremo così nello stesso senso per diventare migliori. Logicamente si cadrà e ricadrà molte volte: è umano; ma proprio per questo ogni mattino bisogna ricominciare daccapo, così come ogni mattino ci si lava di nuovo la faccia. Paolo, ti preferisco 50 volte come sei, piuttosto che sentir dire, come ho sentito dire di un ottimo ragazzo: «Ha il solo difetto di essere troppo perfetto». Ti sarà così anche più facile sopportare i miei difetti.

5 aprile 1960

Carissimo Paolo,

ieri ed oggi sono state due giornate meravigliose, le due giornate più primaverili che ci siano state fino ad ora. C’era un leggero venticello che spazzava bene il cielo e rendeva l’aria più tersa. Camminando così nel sole, mi sentivo una tale allegrezza in cuore (proprio come dici tu) che mi veniva da sorridere pur essendo sola; in verità non sono mai sola, perché sono sempre in compagnia dei miei pensieri in cui tu sei sempre presente; per questo, quando me ne cammino sola e quieta, alle volte sorrido (bisogna che mi controlli perché finirei col diventar ridicola).

[…] Un’osservazione fatta da parecchi in una riunione della Domus mi ha piuttosto colpita: dicevano che di solito quando ci si sente felici e contenti è facile dimenticarsi di Dio e che invece è nel dolore che si ricorre a Lui. Io assolutamente non posso condividere questa opinione: come è possibile non sentirsi vicini a Dio, a Gesù, quando si è felici? Anzitutto perché se si è felici si ha anche Gesù in cuore, altrimenti non lo si sarebbe. Anzi, io trovo che sia umanamente più difficile sentirsi vicini al Signore nei momenti di tristezza.

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27 aprile 1960

Penso spessissimo a te, al nostro futuro, al tuo lavoro, alla nostra casa. Non abbiamo ancora mai parlato di come faremo per le preghiere alla sera ed al mattino: io penso che sarebbe bello dirle assieme. Son parole di Gesù: «se due sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». Quindi io penso che anche e soprattutto la preghiera dovrebbe essere fatta insieme. Bisognerà pensare quali preghiere dire. Hai letto che recentemente Papa Giovanni XXIII ha concesso una speciale indulgenza allo sposo che baci con amore e con fede l’anello della sposa? (suppongo sia anche viceversa, ma non so).

NOTA: A fine maggio, inizio giugno, Paolo era in profonda crisi spirituale e affettiva e aveva quasi smesso di scrivere ai familiari e ad Anna Maria.

6 giugno 1960

Mio carissimo Paolo,

ho ricevuto questa mattina il tuo biglietto di sabato che, non lo nego, mi ha molto rattristata. Non ero già molto allegra, perché presentivo vagamente la ragione del tuo silenzio; la telefonata che mi ha fatto poi ieri Beppe Pautasso me ne aveva quasi dato conferma. Ma ho voluto aspettare fino ad oggi a scriverti, perché avrei anche potuto sbagliarmi.

Mi addolora molto il sapere che da vari giorni sei abbattuto; mi addolora soprattutto perché vorrei poter far qualcosa per te, vorrei esserti vicina, vorrei saperti consolare, e purtroppo so di non esserne capace. E mi addolora soprattutto il pensiero che quando questi momenti si ripeteranno nella nostra vita, quando tu soffrirai, forse io non sarò capace di penetrare fino in fondo al tuo cuore; no, mi sbaglio, mi voglio sbagliare. Sono certa che nella nostra vita comune, anche le nostre anime cresceranno in un’intimità sempre maggiore. Eppure ti amo, così come sei, tutto, non ti vorrei diverso; ed una cosa ti chiedo: amami sempre con la stessa forza con cui io ti amo, anche se qualche volta non ti so dare tutto quel che vorresti.

Paolo, […] un’altra cosa: preghi? Anche quando non ne hai voglia, quando sei malcontento di te, di tutto e di tutti? Cerchi di amare quelli che ti vivono intorno, soprattutto quelli che ti sono antipatici o che dicon male di te? Sovente, quando giunge la fine della giornata mi chiedo: ho amato abbastanza? E spesso mi accade di sentire che avrei potuto fare molto meglio, essere più buona e più generosa.

9 giugno 1960

Carissimo Paolo,

son giorni e giorni che attendo una tua lettera, ma sempre invano. Perché non mi scrivi, Paolo? […] Hai forse paura di dirmi delle cose che mi rattristino? Lo so che sei giù di morale; ma se mi scrivi quando sei felice per dirmi la gioia che c’è nel tuo cuore, perché non mi scrivi anche quando alla gioia è subentrata la tristezza e lo sconforto? È bello essere vicini sempre, in tutti i momenti; in due ci si sente meno soli e ci si aiuta a vicenda.

[…]. Una cosa voglio solo dirti, Paolo: non disperare; il Signore è buono e non ti abbandonerà. Non è lui che ha detto «Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato» ecc… ? Non stare a darmi spiegazioni, se ciò ti può essere penoso. Sappi solo che io ti sono sempre vicina col cuore e con l’anima, anche se non fisicamente. Ti abbraccio e bacio con amore infinito.

la tua Anna Maria

NOTA: Col perdono di Anna Maria, a fine giugno, lo spirito di Paolo finalmente guarì (per sempre!), e la corrispondenza riprese normalmente.

5 luglio 1960

Mio carissimo Paolo,

mi son letta e riletta la tua carissima lettera di domenica mattina, soffermandomi su ogni parola e leggendo tante altre cose fra una riga e l’altra […]. Oh, Paolo, quanto ti amo! Sempre più, ogni giorno di più. Durante questa tua ultima licenza mi pare che siamo giunti a conoscerci meglio e per questo mi pare che ci si possa amare maggiormente. E così dolce pensare che sarà sempre più così

7 luglio 1960

Caro Paolo,

[…] Son così felice, Paolo, di sentire che hai ritrovato la gioia di vivere. I mean that I feel it [= voglio dire che lo intuisco, ndr] E bello sentirti allegro, sapere che fai lezione con entusiasmo, che riesci perfino a trovare il tempo di leggere un po’ di francese, e per ciò un bel “bravo”. Quando sarai tornato dovremo fare qualche lettura e qualche conversazione insieme, per mettere a punto anche la pronuncia. Son così felice di sentire che pensi con gioia, e senza troppo preoccuparti, alla nostra vita futura, anche a quella prossima. Sono così felice in questo periodo, Paolo; mi sembra di diventarlo sempre di più.

[…] Una delle prime cose che vorrei fare è riordinare, prima libri carte ecc… e poi mettere a posto negli album tutte le fotografie che ho in giro. Metterò da parte le negative delle fotografie che vorremo tenere in un album a casa nostra. E così bello che entrambi si abbia amore per le fotografie del passato. Più sono vecchie, più le riprendo fra le mani con piacere. Pensa quando, 60-70enni, riguarderemo insieme le foto di adesso, dello scorso Natale ecc… Chissà se ci saremo ancora a quell’età? E un pensiero che proprio non mi preoccupa. Quando avremo vissuto cristianamente, educando i nostri figli nell’amore di Dio, e cercando di far sì che la nostra famiglia sia veramente sorgente di amore anche nei confronti dei terzi, credo che il pensiero della morte non ci darà preoccupazione, ma sarà solo l’attesa di un passaggio a maggior felicità. È a questo che vogliamo giungere insieme, nevvero, Paolo?

Ti abbraccio strettamente; come vorrei davvero poter reclinare la testa sulla tua spalla! Questa sera vado da Mammina e da Papà; poiché non ci sei tu, ti prometto che farò attenzione in modo particolare a non scivolare per le scale. Non temere. Tanti saluti affettuosi da babbo e mamma, e da me tanti baci.

Anna Maria